Questa splendida mamma con-turbante è italiana ma si è trasferita da poco a Londra con i suoi tre figli per raggiungere il marito.
La semplicità con cui racconta la sua vita, con cui cresce i suoi figli, trasferisce un senso di pace e libertà in una quotidianità a volte anche soffocante.
Riconoscere e dire che crescere i propri figli non è facile ma gratificante, riconoscere la paura nel momento della difficoltà e la GIOIA nel superarla, fa capire che in qualunque circostanza, bella o brutta, facile o difficile, felice o dolorosa, bisogna tirarsi su le maniche e affrontare ..la vita!
Grazie per aver condiviso il tuo pensiero!
“Mi ricordo perfettamente, ero in macchina, mia sorella giudava al mio fianco in una giornata di settembre lungo la via Salaria che separava un paesino sperduto dal nome bucolico –Pianabella di Montelibretti- sul grande raccordo anulare di Roma e le spiegavo quanto mi sentissi a disagio nell’avere moltiplicato così esponenzialmente il numero della mia prole.
Il disagio consisteva nel sentirmi più esposta alle intemperie della vita e l’equazione brutale che ne usciva fuori era che se avevo fatto tanti figli dovevo prepararmi al peggio perché aumentavo esponenzialmente, col loro numero, anche la percentuale di possibilità che ad uno o più di questi potesse succedere qualche cosa dal poco brutto al molto molto molto brutto.
Questa cosa mi faceva sentire inadeguata..dannatamente inadeguata.
Essendo stata la prima fra di noi amici ad avere figli sono sempre stata considerata un po’ come la nave scuola..quella da chiamare quando c’era una febbre alta di notte..o qualche macchia per le seste settime o per le malattie esantematiche..la realtà dei fatti è che in questo campo si naviga a vista..sempre.
Occhei, io non sono una mamma confetto..anzi per chiarire bene sono la mamma di tre bestioline che si impegnano con successo a ledere il mio sistema nervoso..anche ora che scrivo sono tutti e tre in corridoio che si tirano da una parte all’altra finchè, a rotazione, uno di loro non si fa male ..eh già perché qui a Londra è half term (o mid term..non so di preciso) e quindi siamo tutti a casa e fra un po’ mi sottoporranno all’ordalia della scelta degli abiti per halloween..e speriamo tanto che non mi obblighino al trick or treat…
Da quando sono nati i miei figli abbiamo traslocato una decina di volte, sono un’esperta in materia..disfo e faccio casa in poco meno di una settimana..quando avevo solo il primo figlio viaggiare era una cosa facile..eravamo molto veloci e snelli nei movimenti e siamo stati ovunque. Reza è nato inItalia ma ha vissuto per i primi quattro anni di vita in medio oriente con sporadiche incursioni in India..la faccenda è cambiata radicalmente con la nascita dei gemelli ..diciamo che adesso , per usare un eufemismo, siamo un po’ più lenti.
Sistema nervoso a parte, che dovrebbero dare in dotazione di serie doppio alle persone che decidono di intraprendere la strada della maternità o paternità, i figli mettono a dura prova sotto tanti punti di vista e credo che abbiano anche la funzione, del tutto involontaria, di migliorarci …io per esempio non sono mia stata una persona paziente..o meglio la pazienza non è mai stata un tratto distintivo del mio carattere ma..adesso posso ripetere una stessa frase centinaia di volte solo nella segreta speranza che forse a vent’anni come una folgorazione sulla via di Damasco, decidano che lavarsi le mani o le orecchie o il sedere sia una cosa sensata…ma anche questo per il momento non è dato di sapere…
Quello che però è cambiato in me è il senso della paura…la paura di perderli e la paura di perdere il controllo qualora succedesse loro qualche cosa che dovrebbe richiedere tutta la mia energia e capacità di essere umano…questa paura a volte mi terrorizza e a volte mi estranea..non so come spiegare..ricordo una notte buia e tempestosa (non sono forse queste notti tutte buie e tempestose?) in cui dovetti far fare a Virgina una tac d’urgenza per vedere se per caso c’era qualche travaso di sangue in testa a causa di una violenta botta..mi ricordo che lei mi guardava..l’anestesista si avvicinò a lei e con fare sicuro cercò con mani veloci e esperte il beccuccio dell’agocannula per farle una anestesia leggera..e io ebbi un gesto istintivo e dissi “non serve..sto io con lei e andrà tutto bene” . La dottoressa apparentemente non ascoltò la mia voce e, parlando come ad un interlocutore invisibile, rispose che lei sapeva il fatto suo e di non preoccuparmi..al che io mi sentii confortata e lasciai la presa..a lungo ho riflettuto sulla fiducia che noi riponiamo negli altri e anche sul senso apparente di sgravio che provai nel sentire che un altro si assumeva la mie responsabilità
Sarebbe falso dire che se mi succedesse adesso non lo rifarei..perchè la verità è che non so che cosa farei..che appunto si naviga a vista e siamo persone..in questi casi fragili perché toccate dove non ci aspettiamo..e dove non sappiamo se sapremo resistere..come una gelata improvvisa sui boccioli a primavera.
Ho letto i contributi del blog e credo che i genitori orbati dei loro figli subiscano una grande ingiustizia..perchè forse non hanno loro gli stessi ricordi che ho io? non sono stati su la notte come me? Non hanno pianto o riso come me? E allora perché io posso ricordare liberamente e loro no? Non hanno cambiato pannolini con cacche puzzolenti (bisogna accordarsi però..mio marito sostiene che le cacche dei bimbi sappiano di castagnaccio..io no!).
In realtà non si smette di essere padri e madri dopo che lo sei diventato..mi ricordo perfettamente il giorno, anzi la notte, in cui io sono diventata mamma..Reza non dormiva, aveva poco più di una decina di giorni..era notte e (non me ne vogliano i padri è una fatalità che non ha attinenza con la realtà) Alessandro (mio marito) dormiva..e io chiamavo col pensiero mia madre e la supplicavo di togliermi le castagne dal fuoco..sentivo su di me un senso di inadeguatezza e di ineluttabilità..poi, ad un certo punto, ho capito..mi sono rimboccata le maniche della vita ..Reza si è addormentato..
forse non è vero..sono una mamma confetto.