Oggi vorrei richiamare la vostra attenzione su un blog che raccoglie tante storie, tante vite che hanno incontrato una malattia maledettamente infida: il cancro.
Oltreilcancro.it è un progetto nato per condividere storie e vite di persone che hanno dovuto, o devono, affrontare il cancro e che hanno deciso di raccontare la propria esperienza in un blog, scoprendo che parlarne, scriverne è di grandissimo aiuto. E’ il luogo che accoglie quanti cercano conforto, condivisione di esperienze, di paure e di speranze.
CHI SONO
AnnastaccatoLisa: Avevo 30 anni, un lavoro che tutto sommato mi piaceva, un fidanzato fantastico conosciuto da soli sei mesi, tante amicizie meravigliose e un rapporto stupendo con la mia Mamy. Ero in ottima forma fisica, facevo regolarmente sport ed ero corteggiatissima, coltivavo i miei hobbies, ridevo, mi divertivo, viaggiavo, sognavo, raccontavo la mia vita sul blog, facevo progetti e stavo bene: era decisamente un periodo positivo, tranquillo, sereno.Poi, il 21 novembre 2008, mi hanno diagnosticato un tumore al seno. Per oltre un anno ho lottato contro quel cancro cattivo, aggressivo, “vivace” (come lo definì poi il mio chirurgo ), contro la “bestiaccia” come la chiamo io. Ho combattuto tanto, è vero, ho sofferto, ma ho anche raccontato e condiviso tutto e proprio grazie alla mia mamma, al mio fidanzato, alle mie amicizie, ai miei affetti e al mio blog, posso dire di avere avuto un grande aiuto. Lo diceva anche Shakespeare: “Quando nel dolore si hanno compagni che lo condividono, l’animo può superare molte sofferenze.” Nel marzo del 2010, all’età di 32 anni, quando avevo ricominciato a prendere in mano la mia vita, mi hanno diagnosticato una seconda “bestiaccia”: metastasi ai polmoni e ai linfonodi del torace. Continuo a lottare, continuo a condividere, continuo a raccontare la malattia sul mio blog e continuo a considerarmi una malata coccolata, viziata, amata e fortunata. E se la “bestiaccia” è così vivace… beh, io lo sono di più!
IL QUATTRO OTTOBRE 2011 ANNA LISA CI HA LASCIATO PORTANDOSI VIA UNA PARTE ANCHE DI NOI. GRAZIE ANNA STACCATO LISA PER QUELLO CHE CI HAI INSEGNATO GIORNO DOPO GIORNO.
Camden: Un giorno per caso, a 29 anni, ho scoperto che esistevano persone che vivevano senza lo stomaco. Questa cosa mi ha molto impressionata, non ne avevo mai sentito parlare prima. Puntualmente, dopo una manciata di anni, quando ne avevo ormai 35, è toccato a me: mi sono trovata con i sintomi di un tumore allo stomaco (poi confermato) e l’unica soluzione possibile era l’asportazione totale dell’organo. Ho scoperto così che si può vivere benissimo anche senza stomaco e che il cancro si può superare. Ho deciso di raccontare la mia esperienza in un blog, e dopo sette anni sono ancora qui a parlarne…
Dany63: Ho 47 anni, un marito e una figlia, una vita felice. E non ho mai pensato che mi potesse capitare di ammalarmi di cancro. Ho immaginato la malattia, la morte in molte maniere, ma il cancro mai. Poi a febbraio 2010, in casa con una banale influenza, mi passo le mani tra il seno sinistro e l’ascella e sento improvvisamente qualcosa, qualcosa che non deve esserci, un nodulo duro: il 15 marzo ho la diagnosi, è un tumore al seno. Mi sembra di precipitare in un vortice, in un gorgo oscuro fatto di analisi, esami, visite e prima ancora di capire esattamente cosa sta accadendo vengo operata, e poi mi vengono tolti i linfonodi e poi faccio la radioterapia per sei settimane e poi mi inducono la menopausa perché è ormonorecettivo. E solo ora, forse, posso riprendere a respirare, uscire dall’apnea: a nove mesi dalla diagnosi sto bene, non ci sono metastasi, le analisi sono a posto. Se ho lottato e superato questi mesi è stato anche grazie alle persone che ho incontrato nei blog, dove fin dalle prime notti insonni ho cercato conforto e una parola di speranza. Trovandoli.
Giorgia: Ho iniziato a parlare di cancro sul mio blog nel 2004, quando ho scoperto che dopo sei anni dalla quadrantectomia con la quale mi era stato asportato un carcinoma duttale infiltrante dal seno desto, dovevo fare i conti con un paio di metastasi epatiche e ricominciare tutto da capo. Chirurgia, chemio, ormonoterapia. Un mucchietto di cellule dormienti si era risvegliato da un lungo sonno, e questa volta dovevo mettercela tutta per superare anche questa nuova battaglia. Avevo un’arma in più: il blog, appunto. Un luogo in cui fare outing e raccontare la mia vita con la malattia, senza compromessi e senza sconti, attirando la curiosità affettuosa dei sani e l’attenzione vitale di chi, come me, stava lottando per continuare a vivere. Ero diventata una “cancer blogger”. E mi piace credere che sia stato anche per questo se le mie cellule non hanno più fatto i capricci.
Innoallavita: 2 anni fa diagnosticarono un adenocarcinoma polmonare a mia madre, un anno fa un nodulo al seno a me. Lei sta combattendo ancora la sua battaglia impari e ormai alla fine, io ho passato indenne il primo anno di controlli, con la assoluta consapevolezza che, però, il male può sempre ricomparire. Ho 2 bimbe piccole che sono il motivo principale per cui non devo mollare mai. Condividere la mia esperienza con chi già ci è passato è stata una vera terapia dell’anima. Innoallavita perchè, dopo ogni tenebra, ricompare sempre l’alba…
Juliaset: Nel 2007 ero una donna come tante, divisa tra mille impegni e sempre alle prese con la necessità di conciliare il ruolo di mamma di due bambine piccole con quello di lavoratrice. Poi, inaspettatamente, ho incontrato il mio lupo cattivo, il cancro al seno, ed ho avuto paura di non poter più scegliere niente. Nell’estate dello stesso anno, mentre facevo le terapie, ho preso in prestito la bellezza di un frattale ed ho cominciato a scrivere un blog. E’ stato così che, lungo la strada verso la guarigione, ho scoperto il potere della fantasia, il conforto della scrittura e il valore inestimabile della solidarietà.
Mamiga: Era il 2010: avevo 37 anni, un marito e un bambino di sei che stava finendo l’ultimo anno di asilo, tre gatti e una casa di cui occuparmi. L’otto febbraio ho saputo che un piccolo nodulo indolore scoperto sul mio seno un sabato mattina qualsiasi mi avrebbe sconvolto l’esistenza, la avrebbe sconvolta a me e alla mia famiglia per intero. E non solo in negativo, checchè se ne possa pensare. Ho familiarizzato con termini che prima avevo paura perfino a pronunciare, ma anche solo sentirli mi metteva addosso un senso di rifiuto. Ho vinto la mia paura del dolore, dei corridoi d’ospedale, del vomito e dell’alzarmi la mattina guardandomi allo specchio senza riconoscermi. Ho sentito concretizzarsi l’amore della mia famiglia che mi si è stretta attorno, che mi ha portato in braccio, che non mi ha lasciata sola un momento. La stessa famiglia che si è stretta attorno a mia madre quando, solo otto mesi dopo la mia diagnosi, ne ha ricevuta una della stessa identica portata: carcinoma al seno. Parte del percorso quindi lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo assieme, condividendo paure e speranze, stringendoci in una battaglia verso la riconquista della nostra vita. Lungo questa strada così particolare ho conosciuto tante persone meravigliose: teste pelate come me, che mi hanno insegnato il coraggio. E curandomi continuo a essere la mamma, la moglie, l’amica, ma soprattutto la donna.
Marco: Il cancro ha sempre fatto parte della mia vita essendomi ammalato prima da bambino, a 12 anni, e poi da adulto, a 30. Quello che sono adesso è dovuto anche alla malattia che ha influenzato tutta la mia vita, la mia sensibilità, i miei momenti di riflessione ma anche le mie ansie e le mie paure. Ho cominciato a scriverne poco dopo l’intervento che nel 2008 mi ha reso disabile. Scriverne è stato liberatorio. Da bambino invece ho tenuto tutto dentro, per timidezza, per vergogna. Adesso no. Ho scelto di fare l’opposto. Il silenzio mi aveva fatto troppo male…
Mia: Nell’estate del 2005 avevo 36 anni e la mia vita stava andando a gonfie vele: famiglia, amici, lavoro… tutto funzionava a meraviglia. Tranne qualche fastidioso problema di digestione. Dopo sette mesi e molti esami, analisi e visite, nel marzo del 2006 mi è stato asportato dall’addome un enorme liposarcoma, un tumore maligno raro. Un anno e mezzo dopo, ho avuto una recidiva e ho aperto un blog in cui chiunque avesse voglia di sapere come stavo poteva trovare notizie ed aggiornamenti sulla malattia e non solo, raccontati, per quanto possibile… con un sorriso!
Milva: Sono la più “vecchia” del gruppo. Vecchia di malattia, perché il cancro alla mammella è arrivato 11 anni fa, quando ne avevo 37. Si era presentato come brutto e cattivo, ma, il bastardo, non si è più fatto vivo. Posso dire di essere guarita? Mah, per i medici sì, e questo è grandioso. Io sono comunque sempre vigile e dentro mi è rimasta quella che io chiamo “invalidità psicologica”, che credo non mi abbandonerà mai più. Non ho un blog mio, ma sono qui per mettere a disposizione di tutti la mia esperienza di volontaria per “incontrare” donne che sanno quanto sia più facile dialogare di un argomento così doloroso con chi ha vissuto la stessa esperienza. E per aiutare anche i mariti, i padri, gli amici. Per condividere anche la loro sofferenza. Per stare meglio vicini alle loro compagne, figlie, amiche. Il contatto con tante donne che hanno conosciuto il cancro, l’ascolto delle loro domande, il desiderio di trovare risposte, la mia innata curiosità, mi hanno portato a chiedere spiegazioni ai medici, a informarmi sui diritti, a valutare di persona certi servizi. Anche questa esperienza è a disposizione di tutti.
piccolaVale: 27 anni ed una vita più che intensa. Lavoro fantastico, palestra tutti i giorni e un ragazzo meraviglioso. Poi un po’ di stanchezza, faccio le analisi e nella mia vita entra lei: leucemia mieloide acuta. Il giorno prima ero una ragazza indaffarata, quello dopo una malata ematologica in attesa del suo primo ciclo di chemio che cercava di arrivare a patti con l’idea di un trapianto di midollo osseo. Ora, a 7 anni dalla diagnosi e a 6 dall’autotrapianto, ho deciso di parlare di me e della mia malattia, per esorcizzarla, per sconfiggerla definitivamente e per stare vicino a chi la conosce per la prima volta.
Rominafan: avevo solo 21 anni e la mia vita, improvvisamente, aveva preso una piega poco rassicurante. Una tosse che non mi dava tregua, un prurito micidiale, insonnia, perdita di peso. Un incubo che si è protratto per otto mesi, fin quando, finalmente, un medico si è accorto che la colpa non era nè dello stress, nè di fantomatiche allergie: era di un linfoma di Hodgkin, molto esteso e avanti nella stadiazione. Passato il primo momento di paura e di sconcerto, decido di conoscere il mio nemico, di sapere con esattezza chi è, cosa vuole da me e cosa posso imparare da un’esperienza come questa. I sei mesi di chemioterapia sono un’esperienza di crescita incredibile, di introspezione e di scoperta, di grande sofferenza e di tanta ironia. Sono passati ormai 5 anni e ho deciso di condividere con voi tutti la mia esperienza qui su Oltre il Cancro e sul mio blog.
Sissi: Tornavo a Parigi dopo cinque settimane perfette, adagiata sulle spiagge dell’America Centrale: “Faccia gli esami del sangue”, sentenziò il mio medico, troppo saggio per chiedere i dettagli della vacanza.
E il giorno dopo, esiti in mano, credemmo a un errore. Io mi sentivo benissimo: abbronzata, rilassata, in perfetta forma.
La radiografia, la scintografia, la biopsia diagnosticarono il contrario: malattia di Hodgkin, un nome allarmante, spiegato in wikipedia.
Un nuovo viaggio, ma stavolta non avevo comprato io il biglietto, non potevo scegliere le tappe e nemmeno dove fermarmi…
Stribili: Trascorrevo ogni minuto di tempo libero in movimento all’aria aperta, vagavo in sella alla mia bici tra monti e laghi. La stagione del 2007 fu una delle migliori per quantità e qualità di chilometri percorsi, ma era solo la calma prima della tempesta. All’inizio di dicembre di quell’anno mi diagnosticarono un tipo di sarcoma, un cancro raro e aggressivo che cresceva a velocità impressionante spegnendomi, sempre di più, con la stessa rapidità. Non c’era tempo per capire, non c’era tempo per pensare, bisognava intervenire subito altrimenti il 2008 non l’avrei visto neanche cominciare. Ebbe inizio così la mia salita più importante e faticosa…
Timenn, tempo all’infinito. E’ il nick che ho scelto da quando il cancro è entrato prepotentemente a far parte della mia vita. E della vita delle persone a me care: mia figlia Maria, mio marito Giorgio.
Nel 2008, mi è stato diagnosticato un adenocarcinoma gastrico rimosso con gastrectomia totale a cui sono seguiti durissimi cicli di chemioterapia.
E la paura, il dolore, il senso di non governo delle azioni sono diventati i miei compagni di viaggio..Da subito il bisogno vitale di dare un senso a quanto accaduto. Da subito il bisogno di non sentirmi “sola”. Grazie a internet sono potuta entrare in contatto con “persone come me” e da li in poi il percorso di rielaborazione ha potuto iniziare. Sì perché la condivisione che ho trovato, anche aprendo un blog, sta trasformando questo viaggio infernale in un viaggio in cui esiste una via d’uscita. Il confrontarsi, lo sto sperimentando, è un primo importante passo verso una nuova consapevolezza, verso una ricerca sul senso da dare alla vita e … non solo alla malattia. La malattia, quindi, come occasione di crescita: anche se sinceramente ne avrei fatto a meno..Non cerco più il “perché” al cancro e il “perché” proprio a me..Allargo il pensiero per cercare di dare un senso alla VITA… perché vivo e perché sono qui.. Si dice che la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo. Ma a me non interessa, mi interessa VIVERE e soprattutto comprendere in pieno “perché”.
Widepeak: Quando ho scoperto di avere il cancro le mie figlie avevano 1 e 3 anni appena compiuti. Ho anche scoperto che il cancro me lo sarei dovuto tenere per sempre. Da allora sono passati tre anni e io continuo a sostare sulla cima della mia montagna (on the widepeak, appunto) per guardare meglio più lontano che posso, e continuo a parlare delle mie cellule impazzite con affetto. La nostra, vedete, deve diventare una lunga lunga convivenza, ho intenzione di fare durare piuttosto a lungo quel “per sempre”.
wolkerina: Nel momento più bello della mia vita, a marzo del 2010, rientrata da due mesi al lavoro dopo la maternità, attesa, sospirata e finalmente arrivata, scopro che quel nodulo da mesi presente non era legato all’allattamento, aveva un nome diverso: cancro al seno.
Mi sono curata, ho fatto tutto quello che era necessario fare e pensavo di essermi lasciata alle spalle i momenti più brutti quando, a giugno del 2011, ho scoperto che i momenti più difficili dovevano ancora iniziare. Senza pensarci troppo ho aperto un blog, uno dei miei buoni propositi per vivere a lungo. Ho sentito la necessità quasi fisica di condividere quanto mi stava accadendo, perché sono convinta che avere dei compagni aiuta e sapere di non essere soli rende il percorso da fare meno duro.
Ziacris: A 46 anni non avevo mai avuto a che fare più di tanto con gli ospedali e con le malattie. La prima volta all’ospedale a 8 anni per l’intervento all’appendice, poi a 20 anni per partorire, infine basta. Ho sempre avuto una salute di ferro, al massimo potevo prendere l’influenza ogni 3/4 anni, non mi ero mai ammalata seriamente. Fino ad allora, poi a 46 anni mi ammalai di cancro al seno. Il mio mondo, la mia vita si sono completamente ribaltate, mi sono trovata a dover combattere con una “cosa” più grande e più forte di me. Una “cosa” che mi ha gettata in un tunnel del quale non vedevo il fondo, ma il fondo c’è, esiste. Adesso, a 53 anni, sono qui a raccontare la vita quotidiana di una donna,mamma, moglie, amante, figlia, sorella e anche nonna.
Parlare di dolore, di malattia, a volte purtroppo anche di morte, FA PAURA. Rimanere in silenzio, soli, senza parlarne e far finta che non esistano significa NON AFFRONTARE LA VITA e le sue sfaccettature.
Queste persone CONDIVIDENDO la loro esperienza ci permettono di entrare nel loro mondo che non è fatto solo di dolore e paura, ma anche di lotta, di speranza, di ironia. Le loro storie ci consentono di approfondire un lato difficile della vita che in piena salute a volte non è visibile o viene sottovalutato, molto sottovalutato.
LORO hanno imparato molto dalla loro esperienza, e voi?
Cosa avete capito leggendo le loro storie?